di Carlo Benedetti

Non sapremo mai se Silvio Berlusconi e Vladimir Putin si sono baciati sulle labbra come vuole la vera tradizione russa. Le cronache, comunque, ce li hanno sempre presentati sorridenti, sicuri, aitanti, gagliardi e prestanti. Con qualche lampo di vita non propriamente "ufficiale" come informò un cronista italiano il 26 ottobre 2001 precisando che a Mosca il presidente russo aveva ricevuto l' "amico Silvio" nella Sala Ovale del Cremlino: "Una stretta di mano, un abbraccio e un bacio su ogni guancia all'usanza russa hanno dato il via all'incontro che dai cinquanta minuti previsti si è allungato fino a due ore e mezza". Poi, andando avanti nelle cronache, abbiamo saputo che Berlusconi parlava del "mio amico Volodia" e che Putin, ricambiando, diceva "Silvio, moj daragoi", Silvio mio caro… Un vero e proprio idillio segnato anche da visite di famiglia; dacia innevata a Mosca per il miliardario italiano, villa sul mare di Sardegna per l'orso russo. E anche qui le cronache del 2003 ricordano le scampagnate del leader del Cremlino ospite nella residenza berlusconiana di Porto Rotondo "con uno sforamento di due ore in più rispetto al programma originario". Tutto, comunque, tra una telefonata a Bush e l'esame della situazione in Iraq, piatto forte dei colloqui a villa "La Certosa". Poi un bel "salto" con l'elicottero ad Olbia per spiccare il volo definitivo per Mosca delle 18,30 con l'Ilyushin presidenziale. Berlusconi e Putin - fu detto allora - si sono salutati con gran calore e si sono dati appuntamento a Roma il 5 novembre per la nuova visita di Stato. E poi sulla scaletta dell'aereo un ultimo e forte abbraccio (con bacio?)

Sin qui la scenografia. Che dimostra lo spirito d'amicizia e di fraternità tra i due. Ma moltissime sono le considerazioni che vengono avanti proprio ora che sono noti i risultati del voto italiano con la conseguente uscita di scena del "putiniano" Silvio. La domanda pressante è questa: che tipo di rapporto c'era tra i due "amici"? Era un rapporto tra Capi di Stato o tra "amici": quell' "amico Putin, forse il più amico fra i leader stranieri con cui in questi anni ha tessuto rapporti personali vantati con orgoglio"? E ancora: un rapporto tra Russia e Italia o tra Berlusconi e Putin seguiti dalle mogli: Veronica e Ludmila ("sono anche loro buone amiche" ci hanno detto i cronisti…)? Insomma: è giunto il momento di porre anche ai russi del Cremlino queste domande. Anche perché in questi anni Berlusconi ha cercato di accreditare una Russia "tutta sua". Una sorta di paese messo sotto controllo grazie al rapporto privilegiato, tra amici…

Le prove del connubio a livello personale hanno un riscontro anche nel fatto che mai le fonti russe vicine al Cremlino hanno parlato di Berlusconi avanzando critiche o rendendo note alcune delle sue tante e tante questioni politico-giudiziarie. Si è applicata, nei media, una sorta di censura preventiva. Anche il suo "coglioni" è stato tradotto con "idiota" (di dostoevskiana memoria, per i russi) che non è proprio la stessa cosa. Come dire: non toccate Berlusconi perché è amico di Putin. Non ha infatti mai affrontato la questione cecena (punto dolente del Cremlino) ed ha sostenuto sempre la validità delle azioni repressive attuate da Mosca. Cosa c'è, quindi, dietro alla grande amicizia? E come si sono comportati in questi anni i rappresentanti del mondo economico e commerciale della Russia nei confronti del "Biscione"? Sono in molti a ricordare le trattative per l'avvio d'attività nel campo dell'organizzazione di una rete televisiva in Russia con capitale italiano e, comunque, non è un caso se l'ultimo ambasciatore della Russia in Italia, Nikolay Spasskij, pubblicò - ospitato dalla "Mondadori" - due libri di fantapolitica intitolati: "Il complotto" e "Il bizantino". Pubblicazioni non certo di valore letterario, strategico, politico e diplomatico visto il rango dell'autore. Suscitarono comunque l'interesse della stampa italiana che le definì come un "intrigo all'Est". Ora si è ad un giro di boa. I rapporti tra il Cremlino di Putin e l'Italia dovranno necessariamente trovare un nuovo punto di contatto politico. Senza baci ed abbracci. Senza pacche sulle spalle.

In questo contesto sarà bene ricordare che proprio nel vivo della recente polemica tra Mosca e Kiev sulle forniture di gas (coinvolta anche una Italia lasciata un po' al freddo), si è ironizzato duramente sui rapporti personali fra il leader russo e il Cavaliere. Dai Ds alla Margherita sino all'Udeur si sono registrate punture di spillo sull'inefficacia, in questo caso, di un rapporto "familiare", sbandierato a più riprese da Berlusconi come strategico ai fini di un'autorevole politica estera. Ora, per chiudere questa singolare saga degna forse di essere narrata da un emulo di Galsworty sulla falsariga dei Forsyte, si può solo notare che i due personaggi si sono collocati sulla scena della diplomazia mondiale come veri e propri parvenu. Ammiratori uno dell'altro. Entrambi in salita da un certo punto di partenza ed uniti dalla mentalità e dalle abitudini del ceto cui appartenevano. Putin ha così visto in Berlusconi non tanto il capo"di un governo, quanto il capo di un impero economico e mediatico. Un uomo, pertanto, da ammirare per la sua ricchezza. E per uno come Putin - nato ed allevato in un Paese dove la ricchezza era solo un miraggio, una favola riservata allo "sporco mondo capitalista" - il vedere l'amico Silvio, simbolo vivente del rampantismo occidentale, è stata una vera e propria rivelazione.
Putin ha così considerato Berlusconi un Rockefeller in versione italiana. Di qui - sempre - il suo "Daragoj Silvio". Quel "caro Silvio" che ha ignorato la Cecenia e i mali della nuova miseria dei russi. Tutto ovattato, ignorato e trascurato pur di poter vantare udienza alla corte dello Zar. Da "amico", certo..

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